di Rocco Costanzo
Panettone è un prodotto tutto italiano?
Tantissime sono le specialità che si riconoscono come italiane, dalla pasta alla pizza, solo per citare le più famose. Tra queste, c’è anche il Pan di Toni, meglio conosciuto come il panettone milanese, che è un prodotto italiano non più limitato al periodo natalizio.
E’ bene distinguere però fra origine ed identità, anche per dare forza alle stesse ricette e specialità.
Il panettone è uno di quei prodotti tipici italiani i cui ingredienti sono originari dei paesi molto lontani dal nostro, non solo dal punto di vista puramente fisico, ma anche per cultura e tradizioni.
E senza gli incontri fra uomini e culture diverse avremmo un ricettario a dir poco inesistente.
Il panettone, per il quale è previsto un disciplinare, vede l’impiego, intanto, della farina, che è arrivata a noi dal Medio Oriente. Il grano, un vero e proprio prodotto modificato per ben due volte nell’arco di 5/6 secoli (il farro, da qui il termine farina, venne modificato in spelta e la spelta in grano) è arrivato a noi per la prima volta tramite gli egiziani, come prodotto di lusso. Anche il lievito viene dall’Egitto, ed è nato come pasta acida, mentre il lievito di birra nasce intorno agli anni ‘30.
Le galline, e quindi le uova, arrivano dalla Cina, passando per la Thailandia e il Myanmar, mentre il burro lo abbiamo grazie alla domesticazione degli animali in Mesopotamia dove si allevavano pecore, capre e mucche.
L’uva passa arriva in Sicilia con gli arabi, infatti il nome “uva sultanina” evoca questa origine e anche l’uva zibibbo deriva da Zhabib in Egitto. Da questi popoli sono arrivati anche le mandorle, le arance e i cedri.
Quindi la carta d’identità del prodotto finito è italiana, ma l’origine degli ingredienti è internazionale. Quindi possiamo dire che i genitori sono stranieri, mentre ai figli abbiamo concesso lo ius soli. Molti di questi prodotti sono IGP o DOP e ne difendiamo le origini e le zone di produzione.
Sarebbe bello se prendessimo l’esempio dalla nostra filiera agroalimentare per trovare una soluzione al problema della cieca politica italiana che continua a negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori arrivati da Paesi lontani, che hanno voluto far nascere qui i loro figli. Quei genitori che regalano proprio a noi italiani la loro cultura nei loro panifici, ristoranti o pizzerie.
Sarebbe bene che tutti ci ricordassimo da dove veniamo, e se siamo ciò che siamo è grazie alle nostre origini. Forti della grande identità culturale che nei secoli abbiamo costruito, ogni giorno lo testimoniamo grazie all’arte e alla scienza. Tutto questo, però, conduce all’incontro e a volte anche allo scontro tra uomini e culture diverse, che alla fine si sono unite in una simbiosi, un’osmosi che ci regala ogni giorno una vita di Grande Gusto, come sa fare una buona fetta di panettone.
Pensiamo un attimo, se gli italiani emigrati per fame non avessero avuto la possibilità di conservare e condividere la nostra cultura con le popolazioni ospitanti, oggi non potremmo essere fieri e orgogliosi del fatto che i nostri prodotti, come il panettone, sono conosciuti e venduti in tutto il mondo.
Parlare delle nostre specialità vuol dire girare il mondo. Ed è il compito nostro di ricordare ed affermare la nostra unicità ed identità storico-culturale, che si è formata anche grazie a chi ci ha onorati portando nel nostro paese culture e storie un tempo lontane, che oggi sono diventati tasselli che compongono uno splendido mosaico che è la nostra cucina italiana.
E come non ricordare in ultimo che il panettone viene consumato in occasione del Natale, festa in cui si festeggia la nascita del bambino nato nelle terre lontane e diventato cittadino del mondo.