Una mezzora di strada immersa nei boschi, e arrivo finalmente al passo San Pellegrino, terra di confine tra Trentino e Veneto.
Qui parcheggio, e con le mie inseparabili pedule inizio una dolce salita tra abeti secolari, piccoli ruscelli, fischi di marmotte e scampanio di vacche al pascolo. Dopo poche curve, come per incanto: la meravigliosa piana del Fuciade. Come giro la testa, le mie incantevoli Dolomiti mi sovrastano: dalle Pale di San Martino con cima Rosetta, al Pelmo e Civetta, austeri baluardi del lago di Alleghe, alla Marmolada. Qui ogni fienile o baita ha un nome legato ad antiche storie ladine, come: Valdaibe, Valscura, Gigole, Pecol, Garghele, Chiesa, La Regola, Sbrinz, Colcosè, oppure nomi di vecchi proprietari. Et voilà, il Rifugio Fuciade nella sua affascinante bellezza.
Fuciade in lingua ladina è il manico della falce.
Ed è proprio qui, che lo zio di Sergio Rossi, religioso e grande teologo della curia di Trento, veniva a falciare i prati con i suoi confratelli e si ritirava in contemplazione nel suo piccolo fienile. Nei primi anni ottanta Sergio ereditò il rifugio. E in tutti questi anni con la moglie Emanuela ha trasformato un semplice rifugio in un resort d’alta quota. A Soraga, nella vicina Val di Fassa, il papà di Sergio, esperto falegname, inizia a costruire tavoli, sedie, panche, armadi e letti per arredare il rifugio. Nel frattempo nascono i tre figli di Sergio ed Emanuela: Martino Manolo e Nicole.
Dalla grande e luminosa cucina con vista, Sergio con il figlio Martino sforna piatti di rara eccellenza.
Si inizia con il grande tagliere del cacciatore, straboccante di ogni sorta di salumi, senza dimenticare uno speck straordinario, che si scioglie in bocca, formaggi e sott’oli di ogni tipo. Molto buone le pappardelle alla selvaggina o con funghi porcini, da assaggiare gli gnocchi di polenta, conditi con salsiccia e funghi, e poi le profumatissime zuppe: di farro, orzo, funghi, verza e patate e la irrinunciabile goulash soupe. Incredibili i ciajoncie, ravioli della cucina ladina, ripieni di pere selvatiche e fichi, papavero e cannella; il fagot da mont tortello, farcito di selvaggina, ed immancabili sono i canederli, anche nella versione con il formaggio puzzone.
E poi, le tagliate di cervo ai frutti di bosco e le guance di vitello cotte a bassa temperatura, servite con patate e cipolle rosse di Tropea. E via via in un turbinio di profumi e sapori. I dessert? C’è da perderci la testa! Con lo strudel al primo posto. Pane, pasta, dolci, marmellate, e quanto di meglio è fatto nelle cucine del rifugio. Emanuela, attenta e meticolosa padrona di casa, si occupa della sala, della ricchissima cantina e delle sette meravigliose camere con ogni confort, rivestite di profumato legno e arredate in sintonia con il paesaggio.
Ma al Fuciade non si viene solamente per meravigliose esperienze ludiche, ma per conoscere le tradizioni del popolo ladino.
Sergio raccoglie in forma quasi maniacale tutto quello che testimonia la storia della sua terra.
La sua collezione di antichi stampi da burro, oltre trecento, è unica al mondo. Le pareti delle sale da pranzo sfoggiano opere lignee di maestri intagliatori della scuola di Ortisei, tra le quali bellissima la donna che porta il sacco ricolmo di fieno, opera del maestro gardesano Adolf Vallazza. Su una delle pareti un Gesù ligneo del cinquecento, sulle altre pareti vetrinette ricolme di antichi utensili da cucina in argento. Sopra a una bellissima panca da sposa del milleottocento, decine di bottiglie di vino del territorio, pronte ad essere stappate. In ogni angolo antiche e rarissime stufe a legna.
Ovunque mestoli, pentole in rame, falcetti; unici invece i vecchi tritacarne, e le zangole per fare il burro: ce ne sono di tutte le forme e misure. Visitando questo rifugio/museo, si scende nell’interrato, dove ci sono due stanze, dedicate all’ospitalità. Una è arredata come la cucina di un tempo, dove non manca niente: una macchina di legno che serviva per tagliare cavolo cappuccio, che diventava crauti, dopo una lunga marinatura in botti di legno, i tostaorzo, i coppapasta in legno, mattarelli, stampi e stampini per biscotti…
Ma il pezzo da novanta è la stanza dedicata a Sissi, la bellissima imperatrice consorte di Cecco Beppe, come si dice da questi parti.
E’ interamente rivestita di prezioso legno di cirmolo, originale dell’epoca del fasto austro-ungarico, fedelmente ricostruita fino nei minimi particolari. Al centro della preziosa sala – il luster, una autentica opera d’arte, una sorta di polena dei grandi velieri, una bellissima sirena a mo di lampadario. Unica è la stufa di maiolica con bellissime scene di caccia e di vita montana.
Il sole sta tramontando e le mie amate Dolomiti si tingono di rosa. Lunghi fischi di marmotte, simbolo di questo rifugio, echeggiano nella valle. E con la mia fedele pipa sogno un giorno di venire a vivere in questi luoghi incantati.
Rifugio Fuciade
Localita’ Fuciade
38030 Passo S. Pellegrino
Soraga, TN
Tel. 0462 574281
rifugiofuciade@gmail.com
Foto: Paolo Castiglioni